Nel pomeriggio di martedì 22 agosto 1911 un guardiano del museo del Louvre scopre che al posto della Gioconda vi è un buco. Inspiegabilmente il quadro è scomparso.
Il 29 agosto avviene una cosa inaspettata: un certo Louis Géry-Piéret, che ha collaborato con Apollinaire, dichiara in un articolo del Paris-Journal di avere rubato tre statuette iberiche del Louvre e di essere l’autore della scomparsa della Gioconda. Come prova propone al giornale di comprare la statuetta che gli resta, in quanto le due altre sono state cedute nel 1907 a Picasso, attraverso l’intermediazione di Guillaume Apollinaire.
Picasso e Apollinaire, stranieri entrambi, sono presi dal panico perché temono l’espulsione dalla Francia. Pensano di far scomparire le due statue gettandole nella Senna, poi si ravvedono e decidono di restituirle anonimamente attraverso il giornale. Ma Apollinare viene denunciato e il suo domicilio viene perquisito.
Il 7 settembre è imprigionato con il sospetto di avere rubato la Gioconda. Due giorni più tardi è arrestato anche Picasso. Dopo un confronto Picasso viene liberato, ma deve restare a disposizione della giustizia. In realtà fa finta di conoscere appena Apollinaire e lo incolpa di tutto per discolparsi.
Anche Amedeo Modigliani viene interrogato in quanto i gendarmi pensano che vi sia una banda specializzata nel furto di opere d’arte. Ma Modì è totalmente estraneo ai fatti inerenti il furto della Gioconda.
Il quadro sarà ritrovato nel 1913 a Firenze sotto il letto di un operaio, Vincenzo Peruggia, che ha lavorato al Louvre, che ha agito con l’intenzione di restituire l’opera d’arte all’Italia.
Brano tratto dal romanzo “Parlami in silenzio Modì”
Il 22 agosto del 1911 la Gioconda era scomparsa, inspiegabilmente, dal museo del Louvre.
Era in gioco la credibilità dei sistemi di protezione e della gendarmeria francese, preposti a tutelare la preziosa opera d’arte italiana. Sembrava che si fosse volatilizzata nel nulla e un clima di sospetto serpeggiò nell’ambiente degli artisti di Montparnasse.
A scaglioni fummo tutti interrogati dalla polizia, senza un apparente motivo. In effetti era accaduto qualcosa di imprevedibile.
Alcuni anni prima il segretario di Guillaume Apollinaire, un certo Louis Géry Pieret, forse per difficoltà economiche o per spavalderia, aveva rubato dal museo due sculture iberiche; una testa d’uomo e una di donna, poi donate allo stesso Apollinaire. Quest’ultimo le aveva passate a Picasso.
Dopo il furto misterioso della Gioconda, Apollinare e Picasso furono colti dal panico e decisero di restituire le due teste in modo anonimo, attraverso la collaborazione di un giornalista intermediario. Vi fu una denuncia e, in seguito all’interrogatorio, Apollinare fu arrestato per ricettazione, essendo sospettato di far parte di una banda specializzata in furti di opere d’arte.
Anche Picasso venne arrestato, temporaneamente. Pablo, seppure incolpevole, era terrorizzato all’idea che potesse essere espulso dalla Francia.
Per fortuna questo non avvenne e, dopo aver incolpato di tutto l’amico Apollinare, fu liberato per restare a disposizione della giustizia.
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