Il 20 febbraio 1909 Filippo Tommaso Marinetti, poeta e critico d’arte italiano, pubblica su Le Figaro un articolo intitolato “Il Futurismo”, che sarà considerato come il primo manifesto di questo movimento letterario e artistico iniziato in Italia.
Marinetti è un personaggio stravagante ed eccessivo, che rifiuta la tradizione dei poeti classici romantici, rivendicando l’abolizione della sintassi e l’uso delle parole in libertà.
Le sue argomentazioni fanno reagire violentemente il suo compatriota Gabriele d’Annunzio, che lo qualifica come un cretino fosforescente. Le idee futuriste rifiutano categoricamente i valori classici tradizionali, per favorire invece le tendenze audaci e di ribellione, concretizzatesi nella pittura di Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla e l’architetto Antonio Sant’Elia.
Gino Severini introduce il Futurismo in Francia con l’aiuto del critico Félix Fénéon, molto legato ai pittori di Montmartre.
Amico di Amedeo Modigliani cerca di persuaderlo a unirsi al movimento.
Ma Amedeo non si lascia imbrigliare nel movimento, anche se nel 1911 manifesta un certo apprezzamento per la tela di Severini “Dance du Pan Pan au Monico”.
I futuristi si oppongono alla banda di Picasso e del Cubismo, che per loro non è che un accademismo mancato.
Conoscendo l’ammirazione di Modì per i classici italiani Severini avrebbe dovuto sapere che Modigliani non avrebbe potuto sottoscrivere il Manifesto del Futurismo, volgendo le spalle alla tradizione dei classici italiani ai quali si ispira.
Ne emerge prorompente la plasticità dei suoi corpi sinuosi, l’armonia statuaria delle modelle, compagne, amori, la leggiadria delle teste sopra i lunghi colli da cigno.
Brano tratto dal romanzo “Parlami in silenzio Modì”:
«Questa tua ultima affermazione mi sembra che ti avvicini molto a ciò che recentemente ha scritto Marinetti sul giornale Le Figaro. Dovresti leggere il suo articolo; si intitola Il Futurismo» Anna indagò la mia espressione per capire se conoscessi il contenuto di quell’articolo. «Tommaso Marinetti è italiano come te. Sostanzialmente rifiuta con forza la poetica classica e romantica, per affermare invece la necessità di utilizzare le parole in libertà.»
Sorrisi sarcastico:
«Ma ti sembro proprio il tipo da aderire a una corrente artistica? Conosco l’articolo di cui parli. Siamo nel 1909, so bene che tra una decina d’anni si parlerà di Futurismo come della scoperta del secolo, ma purtroppo non fa per me» cercai di spiegare il mio punto di vista ad Anna e sapevo bene che mi avrebbe compreso senza tanti giri di parole. «Il mio amico Gino Severini mi ha già contattato chiedendomi di aderire, assumendo così una posizione di netto contrasto nei confronti di Picasso e del Cubismo. Ma anche lui dimentica di conoscere Dedo Modigliani».
«Tu stesso non ti conosci bene, come pretendi che ti conoscano gli altri?» Anna rise, guardandomi con le mani in tasca. Accanto a lei mi sentivo a mio agio, come se fossi con uno dei miei amici.