Il tema “Io Vincent” vuole essere un approfondimento sugli innumerevoli autoritratti realizzati da Vincent van Gogh.
L’autoritratto per Vincent ha una funzione poliedrica, in quanto è uno strumento per scandagliare se stesso ma anche per mostrare agli altri la sua parte più intima. L’artista non rappresenta solo il suo aspetto esteriore ma soprattutto il suo sentire, gli stati d’animo, le sofferenze e le gioie della vita.
Il primo autoritratto di Vincent pervenuto è datato 1886. Il tema dell’autoritratto occupa un posto notevole nella produzione di Van Gogh. Quando Vincent si dedica a rappresentare uomini e donne non si limita a mostrare la forma esteriore ma ne vuole evidenziare costantemente lo stato d’animo, la personalità.
Nell’autoritratto tutto ciò è estremamente semplificato, in quanto Vincent sa bene quali siano i suoi sentimenti, sensazioni, stato interiore di quel momento, e li vuole raffigurare nell’opera. Per tale motivo gli autoritratti possono essere considerati veri e propri ritratti dell’anima.
Tutto ciò si evidenzia a volte nelle lettere che scrive al fratello Theo, dove illustra le opere che invia, come fossero delle fotografie per mostrare al suo amato fratello i sentimenti, le angosce o speranze che prova in quell’attimo.
“Cosa sono io agli occhi della gran parte della gente? Una nullità, un uomo eccentrico o sgradevole – qualcuno che non ha posizione sociale né potrà averne mai una; in breve, l’infimo degli infimi. Ebbene, anche se ciò fosse vero, vorrei sempre che le mie opere mostrassero cosa c’è nel cuore di questo eccentrico, di questo nessuno” lettera a Theo, L’Aia, 21 luglio 1882.
“Ho scritto a Gauguin in risposta alla sua lettera che se anche a me è stato concesso di migliorare la mia personalità in un ritratto, cercando di mostrare nel mio ritratto non solo me stesso ma un impressionista in generale, avevo concepito questo ritratto come quello di un bonzo, un semplice adoratore del Buddha eterno.
E quando ho messo il quadro di Gauguin e il mio fianco a fianco, il mio ritratto è ugualmente serio ma meno disperato. Quello che il ritratto di Gauguin mi dice, in primo luogo, è che non deve andare avanti così, deve consolarsi, deve diventare di nuovo il ricco” Lettera a Theo, Arles, giovedì 4 o venerdì 5 ottobre 1888.
“La gente dice, e son ben disposto a crederci, che è difficile conoscere se stessi – ma non è facile nemmeno dipingere se stessi” Lettera a Theo van Gogh, Saint-Rémy-de-Provence, giovedì 5 e venerdì 6 settembre 1889.
“Oggi ti mando il mio ritratto, devi guardarlo per un po’ di tempo – vedrai, spero, che la mia fisionomia è diventata molto più calma, anche se lo sguardo potrebbe essere più vago di prima, mi sembra.
Ne ho un altro che è un tentativo, fatto quando ero malato. Ma penso che questo ti piacerà di più, ho cercato di creare qualcosa di semplice, mostralo a Pissarro se lo vedi” Lettera a Theo,Saint-Rémy-de-Provence, intorno a venerdì 20 settembre 1889.
Tra gli autoritratti più celebri vi è sicuramente l’ultimo, quello senza barba, del 1889, venduto all’asta a più di settanta milioni di dollari. Vincent dipinge se stesso nel manicomio di San Remy. Lo sguardo intenso, ma perso al tempo stesso, mostra chiaramente una persona che si trova in una situazione precaria e totalmente priva di qualsiasi orientamento. Ciò che emerge da questo dipinto è la grande capacità dell’artista di trasmettere delle forti emozioni a tutti coloro che osservano le sue opere.
Uno dei più belli e penetrati autoritratti di Vincent dove l’artista si mostra con espressione seria ma risoluta, cosciente dello stato di difficoltà interiore in cui si trova, eppure fermo nell’intenzione di continuare a seguire la sua strada fino alla fine. La coerenza è stata la qualità che maggiormente ha segnato la sua vita, fatta di scelte dolorose, di percorsi accidentati e solitari, ma pur sempre la sua strada. Lo sfondo di fantasia, che richiama il cielo e le nuvole nella loro leggerezza, lasciano intravedere le speranze che sono dentro di lui e la voglia di mostrare la propria interiorità:
“Per strada la gente si incamminava verso la chiesa, chiusa nei mantelli scuri. Tutti procedevano nello stesso verso, come un fiume costretto dagli argini che ne segnano il percorso obbligato. Io, controcorrente, con fatica, cercavo di raggiungere la libertà” dal romanzo “Vincent in Love – il lavoro dell’anima” di Giovanna Strano, Cairo Editore.