Vincent van Gogh, nella sua vita, è stato sempre a stretto contatto con gli ambienti del lavoro contadino, che spesso rappresenta nelle sue opere, soprattutto del primo periodo, subendone molto l’influenza nell’esistenza e nell’arte. Il tema “Il lavoro dell’uomo” delinea un percorso attraverso i luoghi del lavoro contadino e artigiano che tanto hanno affascinato l’artista, sentendosi vicino alla fatica e all’impegno di lavoranti e gente umile nei quali è insita una profonda umanità.
L’ora della sera
Lettera a Willem van Stockum e Caroline van Stockum-Haanebeek, Londra mercoledì 2 luglio 1873
“Lentamente il rintocco della campana angelica risuona sul campo, mentre nuotano beatamente nell’oro del sole della sera. O momento solenne e commovente! Quando ogni madre nel villaggio improvvisamente ferma il ronzio della ruota per benedire se stessa con il segno della croce;
Mentre sul campo il contadino guida i suoi cavalli fumanti, e, dietro l’aratro, scopre la sua testa per mormorare un Ave. O momento solenne e commovente! Quando la campana che proclama in lungo e in largo la fine della giornata di lavoro rende quelle teste potenti e gocciolanti inchinate per Colui che fa prosperare il sudore nel solco.
Anche per l’artista, sul pendio di una collina ombrosa, assorbito nel suo dipinto fin dal primo mattino, l’angelo ora ha dato il segno di ritirarsi. Lentamente asciuga il suo pennello e la sua tavolozza, che ha riposto con la sua tela nella valigia, piega il suo sgabello da campo e scende sognante per il sentiero questo porta, dolcemente tortuoso, attraverso la vallata fiorita fino al villaggio”
“Colui che vive rettamente e sperimenta la vera difficoltà e la delusione, ed è comunque imbattuto da esso, vale più di qualcuno che prospera e non conosce altro che la sua buona ventura. Chi sono loro, quelli in cui si nota chiaramente qualcosa di più elevato? – sono quelli a cui le parole ” lavoratore, la tua vita è triste, lavoratore , tu soffri nella vita, lavoratore , tu sei benedetto” sono applicabili, sono quelli che mostrano i segni di “sopportare un’intera vita di lotte e lavoro senza desistere”. È bello provare e diventare così”
Lettera a Theo van Gogh, Amsterdam mercoledì 3 aprile 1878
Vincent si sente molto vicino al mondo dei lavoratori, gente umile che vive sostentandosi del duro lavoro dei campi, dell’attività di operai, dei minatori. Ammira le donne che alacremente restano a cucire per delle ore o che accudiscono alle case dei benestanti. Ammira questa umanità vera, reale, non artefatta, rispetto a quella da cui proviene, imbrigliata in un nugolo di convenzioni, di regole costruite dalla società, come se si trattasse di qualcosa di superiore e di diverso rispetto alla vita di ogni giorno, fatta invece di sofferenze, di gioie, dolori.
La prima fase di attività artistica di Vincent è costellata da seminatori, aratori, contadini, operai, serve, figure che nessuno avrebbe mai voluto appendere per abbellire il proprio salotto. Vincent è cosciente di questo e sa che non potrà riuscire a vendere queste opere, ma mai potrebbe andare contro se stesso, contro la verità che porta dentro.