Gli affascinanti edifici realizzati a partire dal Seicento lungo i canali di Amsterdam racchiudono tesori di inestimabile valore.
La Collezione Six è ospitata in uno di questi bellissimi palazzi, situata lungo le sponde del fiume Amstel.
Qualche anno fa, durante il periodo di scrittura del romanzo “Vermeer, il tempo perduto” edito in questi giorni da Morellini, ho intrapreso un viaggio in Olanda sulle orme di Jan Vermeer, proponendomi di visitare i luoghi più importanti della sua esistenza.
Durante il soggiorno ad Amsterdam ho avuto il piacere di visitare la Collezione Six, proprio perché avevo scoperto che la famiglia di nobile casata aveva avuto un legame con l’arte di Vermeer.
Sono stata accolta con estrema gentilezza e ho potuto visitare la parte del palazzo aperta al pubblico, ricchissima di oggetti preziosi di vario tipo e soprattutto di dipinti che impreziosiscono l’ambiente raffinatissimo.
Presentandomi agli addetti alla visita come una scrittrice, interessata a conoscere il legame della famiglia con l’arte di Vermeer, con mia grande sorpresa sono stata ricevuta personalmente dal capostipite della casata: Mister Jan Six X.
(Jan Six X accanto al ritratto di Rembrandt del primo Jan Six, realizzato nel 1654)
Ho conversato piacevolmente con il gentiluomo per più di mezz’ora, raccontandogli delle mie ricerche e lui mi ha risposto per tutto ciò che era di sua conoscenza. Mi sono sentita accolta come un’amica e sono sempre riconoscente a Mister Six per la gentilezza e la disponibilità dimostrata. A conclusione della conversazione il gentiluomo mi ha anche donato l’ultima pubblicazione strettamente legata alla collezione Six.
The Tulpboek è il titolo del libro.
Il Tulpboek (Libro dei tulipani) è l’unico catalogo di tulipani del diciassettesimo secolo a essere stato conservato integralmente. Vi sono raffigurati i tulipani più costosi al tempo della “mania dei bulbi” olandese, che imperversò dal 1634 all’inizio del 1637. In quel periodo un raro bulbo di tulipano costava quanto una villa sul canale.
Il Tulpboek apparteneva al dottor Nicolaes Tulp (noto per il dipinto di Rembrandt “La lezione di anatomia del dottor Tulp”) ed è in possesso dei suoi discendenti, la famiglia Six, da generazioni.
Questa speciale copia del Tulpboek contiene oltre cento splendidi acquerelli che il famoso pittore floreale Jacob Marrel realizzò per questo libro unico.
Quella dei Six è una delle famiglie più antiche e conosciute di Amsterdam, con una storia ricca di prestigio tanto da essere, ancora oggi, simbolo della nobiltà olandese. Un passato aristocratico che affonda le proprie radici addirittura attorno all’anno mille.
Sin da allora, i Six sono stati ferventi sostenitori dell’arte, nonché appassionati collezionisti. Grazie alle loro possibilità hanno raccolto le più interessanti opere di artisti locali e non, da Rembrandt, a Michelangelo, a Vermeer e Frans Hals. Un tesoro che si è impreziosito di generazione in generazione.
La passione per la pittura, ma non solo, si è tramandata nei secoli, tanto che ancora oggi è il loro più grade orgoglio. La collezione prestigiosa si è arricchita grazie ai legami con altre famiglie: i Tulp, legati a doppio filo a Rembrandt (il Dottor Nicolaes Tulp fu scelto dal pittore come soggetto de “La Lezione di Anatomia”); gli Hop per gli oggetti in argento; i Van Winter, soprattutto Lucretia, per aver condviso con i Six il personale archivio letterario di raro prestigio. Senza tralasciare i Van Berkhout e i Bosch Reitz.
Così è possibile visitare una vera e propria casa museo lungo i canali di Amsterdam, poiché nel diciassettesimo secolo era usanza, per chi poteva permetterselo, esporre gli oggetti di valore tra le proprie mura. Nacque così la collezione privata dei Six. Una mostra che ha cambiato più volte ambientazione seguendo i traslochi della famiglia, comunque senza mai lasciare Amsterdam. Dapprima al numero 619 di Herengrath, quindi spostata, a fine Settecento, al 509-511 della stessa via, dal 1915 trova dimora lungo l’Amstel, esattamente al numero 218.
Fiore all’occhiello della collezione è la serie di opere pittoriche realizzata da artisti di immortale fama. Della Collezione Six hanno fatto parte, tra gli altri, anche otto quadri di Vermeer, tra cui “La lattaia” che ora si trova al Rijskmuseum.
Su tutti i capolavori prevale il ritratto che Rembrandt fece per omaggiare Jan Six (1618-1700): sindaco, scrittore e collezionista. Il dipinto è un esempio impareggiabile della tecnica seicentesca: chiaroscuro, sfumature di colore e la capacità di cogliere l’espressione rilassata e naturale del soggetto.
L’opera è datata 1654, ma non porta firma, probabilmente per la stretta amicizia tra l’autore e il modello. Jan Six, infatti, per aiutare l’amico in profonda difficoltà economica, gli commissionò il lavoro.
Ma quello di Jan Six è solo una delle tante perle che si possono ammirare una volta varcata la soglia della casa dei Six, con una varietà di oggetti preziosi e perfettamente conservati.
Da questa esperienza unica ho tratto un capitolo del mio romanzo, di cui riporto uno stralcio.
Brano tratto dal romanzo “Vermeer, il tempo perduto”:
«Sapevo che la sensibilità di una donna avrebbe colto il significato intrinseco del soggetto» il signor Six guardava Apolline affascinato. «Visto il suo interesse per l’arte del ‘600 voglio mostrarvi un’altra cosa che sono sicuro apprezzerà.»
Aprì lo sportello di un mobile ed estrasse una cassetta. La posò sul tavolo e tirò fuori un libro antico, le cui pagine erano legate tra di loro da una cordicella. Iniziò a sfogliarlo.
«Ecco il Tulpboek, una raccolta di più di cento pregiati acquerelli che il famoso pittore di fiori Jacob Marrel realizzò alla fine del 1500. Le riproduzioni riportano attentamente il valore di mercato dei bulbi di tulipano, considerando che il loro peso veniva misurato in asen come quello dei diamanti. All’epoca i bulbi furono oggetto di una vera e propria febbre speculativa. I primi partirono dal Kazakistan passando attraverso la Turchia, arrivando a Leida tramite l’ambasciatore olandese nel 1593. Da quel momento, i fiori diventarono così di moda che tutte le donne di corte francesi cominciarono a indossarli come veri e propri gioielli.»
In ogni pagina vi era raffigurata una variante di tulipano, accanto era indicato il nome scientifico. I disegni erano delicati e al tempo stesso esuberanti, i gambi verdi dei fiori sostenevano le corolle, tutte diverse, striate, a chiazze, con petali di varie forme.
«Bellissimo» esclamò Apolline, «sembra di averli davanti, di poterne gustare l’odore, la consistenza.»