Il romanzo “Il bianco gelsomino” narra di un amore impossibile. Ma di quelli veramente impossibili, in quanto è la storia di due anime che si sfiorano, come succede tante volte, solo che in questo caso sono due esseri che si trovano in uno spazio temporale assolutamente differente.
Due piani che non si sarebbero potuti incontrare mai, se non ci fosse stato l’amore, per il quale nulla è impossibile: il presente e il passato.
La narrazione è densa di immagini e il lettore riesce subito a materializzare l’ambiente in cui si svolge: Siracusa, una città magica.
Il sole, il mare, l’azzurro invadente e onnipresente dell’aria tersa, tutto questo circonda la vicenda.
Eppure, per quanto il presente sia incombente, il collegamento con il passato avviene grazie a ciò che perdura nella città da molti secoli: i templi greci, i muri sgretolati che hanno attraversato tempi diversi e che sono intrisi delle vite passate di altri uomini.
Tutti hanno calpestato quelle pietre, ognuno con le proprie speranze, desideri, sofferenze. Accomunati dalla bellezza e misteriosità dell’esistenza.
Brano tratto dal romanzo “Il bianco gelsomino”:
Mi soffermai a guardare la statua di Santa Lucia posta sul lato destro della facciata, che con la sua semplicità e dolcezza costituiva per me una sorta di perno focale di tutto il complesso. Sul laterale della Cattedrale si potevano notare le colonne doriche che ne fondavano la struttura primordiale nell’originario tempio di Athena, poi adattato a basilica cristiana in epoca successiva.
L’ovale di Piazza Duomo, splendida come sempre nella sua eleganza e signorilità, brillava lucido al riflesso della sapiente illuminazione che ne sottolineava gli elementi stilistici, i balconi intagliati, le statue, i capitelli.
Sin dal tempo dei Siculi quello slargo pianeggiante, alto sul promontorio dell’isola, era stato prescelto come luogo di incontro e di scambio e gli uomini del tempo avevano lasciato la vasta area sgombra da costruzioni.
La singolarità di tale struttura era rimarcata dal fatto che intorno, al contrario, le case erano addossate le une alle altre, inframmezzate da viuzze strette e tortuose che costituivano un bandolo aggrovigliato.
Intorno al perno focale della città antica la vita era scorsa, nei secoli, fremente. Pullulante di vitalità che fluiva nei vicoli, nelle strettoie, dentro i portoni, i cortili celati dentro gli alti muri.