Il Natale rappresenta la festa dello stare in famiglia, ma con l’avvento del consumismo si è un po’ perso il vero significato del Natale, in quanto si pensa alla corsa ai regali, alla sfarzosità degli addobbi e degli accessori, dimenticando che la nascita di Gesù Bambino rimanda all’umiltà e alla semplicità.
Se si pensa a un nesso tra consumismo e arte, Andy Warhol rappresenta uno degli artisti più influenti della scena artistica novecentesca che ha elevato il consumismo a simbolo dei tempi moderni, mostrando prodotti di largo consumo e personaggi famosi nelle sue opere.
Andy Warhol era molto religioso. Si tratta di un aspetto poco conosciuto, che include la sua passione per il Natale, legata alle sue origini. Figlio di Julia e Andrej Warhola, immigrati di origine ruteno-carpatica dell’ex Cecoslovacchia, Andy viveva in un ghetto di Pittsburgh e la famiglia ci teneva a preservare la lingua, la cultura e la storia del paese d’origine, compresa la religione cattolica bizantina.
Warhol ritrae il Natale americano con tutto ciò che è in esso compreso: dagli alberi alle ghirlande, dalle cartoline d’auguri ai personaggi che appartengono all’immaginario natalizio. Sulla base di quanto testimoniato da coloro che lo conobbero, Andy Warhol amava fare i regali di Natale ed era molto generoso verso i suoi amici; inoltre, in puro spirito natalizio, adorava circondarsi delle persone a lui care e dava un’importanza fondamentale all’amicizia e alla solidarietà. Anche per lui le festività natalizie erano un momento per ritrovare gli affetti e per vivere questo periodo dell’anno in compagnia delle persone più care.
Brano tratto dal romanzo HO UCCISO ANDY WARHOL di Giovanna Strano:
Domenica, 21 dicembre 1980.
Jed ha deciso di andarsene e non voglio parlarne.
Ha deciso di andare a vivere nel suo studio della 67th Street.
Lunedì, 22 dicembre 1980.
Una giornata terribile, nessuno spirito natalizio, ed è andata sempre peggio con il passare delle ore. Ho strillato con gli addetti e ho finito per stare male per tutto il giorno. Non riesco a uscire da questo buco nero in cui mi trovo, nemmeno di notte. Rischio di crollare da un momento all’altro.
Martedì, 23 dicembre 1980.
Continuo ad avere il mood meno natalizio di tutta la mia vita. Mi sono svegliato con un po’ di raffreddore. In ufficio c’è il pranzo di Natale, hanno detto che mi aspettano col tacchino, il prosciutto e gli alcolici.
Sabato, 3 gennaio 1981.
Ho lavorato tutto il pomeriggio. John Gould, vicepresidente della Paramount, è arrivato con uno steward delle linee aeree. Credo che le rose che seguito a mandargli in ufficio lo imbarazzino, sarà meglio che smetta. Cerca di recitare la parte del macho.