C’è stato un tempo in cui i giovani hanno lavorato fianco a fianco con le maestranze per la buona riuscita di eventi che hanno segnato la crescita e lo sviluppo di tutto il territorio.
Tutto ciò è avvenuto realmente a Siracusa, e oggi non si direbbe se consideriamo che gli studenti vengono coinvolti nei grandi eventi solamente come spettatori.
Parliamo delle prime rappresentazioni classiche, a partire dal 1914, volute da un comitato di gentiluomini siracusani guidati dal nobile Mario Tommaso Gargallo.
In tale scenario storico di fine ottocento si colloca in modo determinante la Scuola d’Arte di Siracusa, oggi Istituto d’Istruzione Secondaria Superiore “Antonello Gagini” che ingloba il Liceo Artistico, l’IPSIA e l’ITAS.
Nel 1914, anno in cui il conte Gargallo costituisce un comitato per rappresentare l’Agamennone di Eschilo, la Scuola d’Arte riceve l’incarico di eseguire le scene.
Questo rapporto di collaborazione con il Comitato per le rappresentazioni classiche è destinato a durare nel tempo e non è casuale. La scelta del conte Gargallo infatti è motivata da una stima personale nei confronti del direttore Fusero, grazie al quale la scuola ha raggiunto ottimi risultati e ottenuto diversi riconoscimenti.
L’ideatore delle scene è Duilio Cambellotti il quale, in una lettera inviata al direttore Fusero, dà delle indicazione riguardanti la costruzione della scena. L’archivio scolastico possiede uno schizzo delle scene, con i disegni della Porta del Leone e del carro di Agamennone.
È lo stesso conte Gargallo a elogiare il lavoro svolto dalla scuola tanto da deliberare, a titolo di regalo, la somma di 300 Lire da versare alla scuola come attestato di gratitudine.
Nel 1921 vengono conferiti dei premi in denaro agli studenti che hanno lavorato per le scene delle rappresentazioni classiche, per un totale di 1.000 Lire.
La collaborazione con la scuola d’arte continua anche nel 1922 con le due tragedie Baccanti di Euripide ed Edipo Re di Sofocle, per cui la scuola ottiene il compiacimento del re è una medaglia d’oro commemorativa.
La storia ci insegna che il coinvolgimento dei giovani nella realizzazione dei grandi eventi culturali non solo è possibile, ma è fondamentale affinché si possa creare in loro la coscienza di poter operare fattivamente per lo sviluppo del territorio.
A livello ministeriale si insiste molto sulla partecipazione dei giovani ai processi produttivi e imprenditoriali delle realtà locali, tutto questo attraverso i percorsi di alternanza scuola lavoro, di apprendistato, i percorsi per le competenze trasversali ed orientamento, quali esperienze formative che possano non solo far comprendere ai ragazzi come funziona il mondo del lavoro, ma anche far acquisire le cosiddette competenze trasversali (soft skills), cioè qualità applicabili a diversi contesti.
Non dobbiamo dimenticare che i giovani di oggi saranno i cittadini, gli imprenditori, la classe dirigente, i lavoratori della città futura.
Brano tratto dal romanzo storico “I fantasmi di Dioniso”:
«La faccenda è più complicata del previsto. Il maestro Cambellotti non potrà venire a Siracusa e affida interamente il suo progetto alle maestranze della scuola, dalla professionalità riconosciuta e indiscussa… dice.»
Il viso dell’ingegnere Cassola si illuminò di un largo sorriso. Batté forte la mano sulla spalla dell’amico:
«È pane per i vostri denti, direttore. Si tratta dell’occasione che aspettavamo per i nostri ragazzi, per il loro futuro. Oggi è un grande giorno per la Regia Scuola d’Arte di Siracusa» affermò a voce alta, rivolgendosi agli insegnanti che si erano affollati intorno.
Tutti sorrisero, con gli occhi lucidi e l’entusiasmo non li abbandonò per lunghi mesi.
Presto un’altra lettera del maestro romano seguì la prima, stavolta accompagnata da disegni e tavole esplicative.
«Roma, 3 febbraio 1914.
Egregio Signore
Oggi Le ho inviato a mezzo corriere, il bozzetto della scena, insieme al bozzetto troverà alcuni schizzi di pianta a maggior chiarezza.
Il muro di cinta e la casa di Agamennone sorgono il primo sui muretti già esistenti che staccandosi dalla scena, in linea obliqua, vanno verso la spiaggia, la seconda sul blocco a destra della scena. Il muro di cinta con la porta segue interamente il tracciato del muretto esistente, senza scostarsene.
Diversamente accade per la casa di Agamennone che, per quanto piantata sul blocco, non ne segue precisamente i contorni e, com’Ella vedrà dalle piante annesse, occupa un’estensione maggiore e un’orientazione più obliqua rispetto all’asse del teatro.
La ragione di questa nuova orientazione sta nella necessità di rendere visibile il vestibolo della casa da qualunque punto dell’anfiteatro. Se il vestibolo avesse dovuto seguire la faccia del blocco, parallela all’asse del teatro, un buon terzo delle gradinate avrebbe perduto quella parte di scena.
Questa orientazione mi ha suggerito la platea di pietrami che segue il basamento al supporto di legno. Io tengo molto all’interpretazione di quel basamento e vorrei che quei pietrami imitassero il marmo greco, striato verticalmente.
Quelle macchie, quelle striature, vorrei fossero di un color ruggine, con riporti in toni sanguinosi.
Tutto l’insieme del palazzo, poggiante sul deforme e mostruoso basamento, deve dare un po’ l’impressione di una belva accovacciata.
Per le dimensioni, approssimativamente, la porta alta quattro metri e quattro larga; la Reggia in complesso potrà essere dai dodici ai quindici metri, compreso il basamento di pietra.
Per l’intonazione prego di attenersi fedelmente a quella del bozzetto, cioè la muraglia di un calcare biondo con riporti in bronzo rosso e rame lucido. Il basamento della Reggia di marmo macchiato; il portico della Reggia di legno di pino, guarnito di riporti di rame pulito.
Nel mio bozzetto il pavimento della scena risulta lastricato di pietra, ma io comprendo che ciò sarà di difficile attuazione e se ne potrà fare a meno. Consiglio, infine, di fiancheggiare la scena, a destra e a sinistra, con due masse di alberi. Credo che la scena risulterà di suo gradimento.
Prevengo peraltro che il Romagnoli è edotto già del suo lavoro, non solo da informazioni precedenti, ma al momento attuale egli riceverà la fotografia di questa scena, nonché le piante con relativi schiarimenti.
Gradisca i miei ossequi.
Duilio Cambellotti.”
La macchina si era messa in movimento e nulla l’avrebbe potuta fermare, conducendo gli alunni della Scuola d’Arte, insieme ai loro docenti e al direttore, a collaborare con alti nomi del teatro, dell’arte, della drammaturgia.
E questo sarebbe avvenuto per molti anni.