La pandemia, che ormai ci stiamo lasciando alle spalle, ha avuto molti effetti negativi su tutti noi, generando stati d’ansia, isolamento e depressione. Gli adolescenti sono quelli che hanno subito maggiormente in quanto sono stati privati di esperienze, contatti, emozioni che sono fondamentali in un processo di crescita armonico ed equilibrato.
Oggi sentiamo fortemente la loro richiesta di aiuto. Ma cosa sta facendo la società per loro? In apparenza sembra che tutto vada bene, ma in realtà sono cresciuti fortemente gli stati di ansia, le psicosi, i casi di autolesionismo e di suicidio giovanile. Li vediamo impauriti e disorientati, con una richiesta sempre più pressante, a volte celata, di dialogo e di aiuto.
L’adolescenza è il periodo più complesso della crescita dell’individuo, durante il quale il giovane è impegnato nella creazione della propria personalità. In tale età si verificano molti cambiamenti fisici, psichici e morali, accompagnati da un insieme di emozioni che il soggetto deve imparare a gestire.
In tale contesto la famiglia è l’ambiente più controverso, in quanto rappresenta l’ordine precostituito, l’insieme delle regole sociali che producono delle aspettative ben precise. Proprio per tale motivo l’adolescenza è il periodo in cui i giovani stentano a seguire le regole imposte, per ricercare invece uno spazio dove affermare la propria identità liberamente.
Ciò che rende ancora più complicato questo momento è la mancanza di consapevolezza che si riscontra negli adolescenti in merito agli effetti delle proprie azioni. I giovani sono propensi al rischio, alla sperimentazione, a imitare ciò che fanno gli amici senza porsi troppe domande e, nella maggior parte dei casi, non comunicando col mondo degli adulti e dei genitori.
Ad aggravare tale situazione vi è la tendenza della società attuale a tralasciare i mezzi comunicativi tradizionali del dialogo per dare spazio ai canali social e whatsapp, che hanno come prioritaria una comunicazione fatta a distanza, svilita del calore del contatto diretto e del dialogo che coinvolge l’individuo nella sua totalità.
In tale scenario è molto importante che l’educatore abbia le competenze necessarie per intervenire in relazione ai comportamenti problematici, mettendo in campo atteggiamenti protettivi che aiutino gli adolescenti ad affrontare nel modo migliore le difficoltà verso cui vanno incontro, evitando situazioni pericolose e nocive per la salute.
Tra le strategie che l’adulto può utilizzare vi è sicuramente l’empatia, intesa come capacità di interagire in modo efficace, comunicando le proprie emozioni e scaricando lo stress. In merito all’atteggiamento dei genitori è utile che assumano un ruolo autorevole, che dia sostegno quando necessario e che sia aperto al dialogo.
In campo educativo fattori determinanti sono gli esempi positivi e la predisposizione a interagire con i pari, mantenendo nel gruppo sociale la propria identità. I genitori devono riporre fiducia nei propri figli, attuando un controllo a distanza che lasci al giovane il giusto spazio per l’iniziativa e la sperimentazione personale, stimolando gli interessi in modo da sostenere la crescita armonica del ragazzo.
Tra gli strumenti da mettere in campo a scuola vi è lo sportello di ascolto psicologico, dove ragazzi, insegnanti e genitori possono incontrare uno psicologo per confrontarsi su problemi e interrogativi di interesse. Ma anche il contesto sociale deve urgentemente intervenire creando nuovi spazi di socializzazione, strutture sportive, occasioni di aggregazione, senza tralasciare organismi di supporto con professionisti in ambito psicologico ed educativo.