Il romanzo “I fantasmi di Dioniso” edito da Morellini nasce dal profondo amore che porto verso la mia città: Siracusa.
Ma l’affezione verso la mia terra non poteva essere sufficiente a creare la magia dell’incanto, che ho potuto sviluppare all’interno delle pagine che tracciano la rinascita del dramma antico a Siracusa a opera del Cavaliere Mario Tommaso Gargallo nel 1914.
La ricostruzione delle fonti, il ritrovamento di quotidiani dell’epoca, lo studio delle personalità che hanno segnato la storia di Siracusa in quell’inizio di secolo mi hanno condotta nella magia del tempo, dove miti e classicità hanno dato luogo alla magia.
Di seguito lo stralcio di un articolo che ripercorre la storia:
Scritto del Cavaliere Mario Tommaso Gargallo, da Quadrivio, Roma, 11 febbraio 1934
Pericle Perali, proseguendo su più ampio campo gli studi iniziati con il suo lavoro sulle origini di Roma, viene rilevando un significato finora non avvertito, o non abbastanza avvertito, dei miti antichi.
Secondo lui in essi sono adombrate le conquiste fatte dai primi popoli sulla natura, conquiste dalle quali sorsero le prime industrie. La tradizione tramandò le conoscenze apprese, le scoperte fatte con misteriosi ricordi e le descrizioni soprannaturali, dalle quali la trama del mito nacque.
Morti gli Dei e gli Eroi che i miti popolavano, sempre vivo, se la teoria del Perali è esatta, resta quello che significarono; cioè la grande, augusta cosa che è il lavoro dell’uomo.
Ma degli antichi miti la rappresentazione palpitante furono le tragedie, dove le varie arti si univano in una grande glorificazione.
Le tragedie antiche tornano dunque a essere un rito, il rito dell’umano progresso. L’Italia per sua fortuna, ha il tempio dove celebrare questo rito, tempio grande, degno, celeberrimo, già tornato a vivere per ridarci la poesia, la forma splendente, l’arte quasi divina delle antiche tragedie, delle quali ora ci darà anche il significato umano.
Siracusa è la custode del tempio, e quando questo si riaperse all’antico culto, sono ora vent’anni, sentì tutto l’orgoglio che esso fosse stato meravigliosamente intagliato nella dura roccia del Temenite dai suoi antichi cittadini.
O prima tragedia riportata sulle antichissime scendono nel 1914, o Agamennone, io non so se tu nascondi, come il Perali dice, la espansione commerciale dei lanieri argivi, ma certo il tuo ritorno in faccia al mare Ionio, sotto il sole siracusano, apparve esso stesso miracolo che il silenzio stupito di una moltitudine riconobbe, direi anzi, riconsacrò!
Molti ricordano quel lontano aprile quando ancora chi avesse asserito che i popoli stavano per lanciarsi, orrendamente armati, l’uno contro l’altro, non sarebbe stato creduto e come l’antica Cassandra, sarebbe stato deriso.
Serena era la vita allora e parevano prodigiose velocità quelle che ora fanno sorridere, né si osava pensare che il volare sarebbe divenuta abitudine normale degli uomini.
In quel tiepido pomeriggio, per la prima volta dopo tanti secoli, Siracusa rivedeva il suo teatro folto di popolo e vedere dall’agile araldo giungere dal campo acheo, baciare il suolo della Patria e innalzare la voce gioiosa e trionfante per salutare la terra natale:
Io non credeva più parte avere di sì dolce avello.
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Brano tratto da “I fantasmi di Dioniso”:
Mario Tommaso Gargallo, siracusano di origini ma soprattutto raffinato viaggiatore e letterato, seppe, in quella prima ideazione delle feste classiche, immaginare un progetto di ampio respiro realizzando una manifestazione artistica che ebbe non solo carattere nazionale ma coinvolse eminenti rappresentanti della cultura internazionale.
I compagni di viaggio che Mario Tommaso Gargallo e i Fondatori dell’Inda scelsero per la realizzazione di Agamennone e, in seguito, per tutte le tragedie e le commedie rappresentate fino alla Seconda guerra mondiale, furono quindi Ettore Romagnoli e Duilio Cambellotti.
Ettore Romagnoli non solo suggerì e tradusse la tragedia di Eschilo ma si occupò anche di musicarne i cori.
Rappresentava una figura di studioso molto particolare, anticonformista e in aperta polemica con parte del mondo accademico e della critica filologica.