A Siracusa, una delle più antiche città della Sicilia, la stratificazione culturale di secoli e secoli di storia si palesa prepotentemente nel profilo, eroso dal tempo e dalle intemperie, delle rocce sacre agli dei che costituiscono l’alveo del monumento aretuseo più imponente: il Teatro Greco.
La sua storia comincia con il tragediografo ateniese Eschilo nel 470 a.C. e nel 1914 si avvera il sogno di riprendere il filo di un continuum storico, un percorso che non si è mai interrotto, perché vive nel sangue di un popolo che discende direttamente dagli antichi greci, erede legittimo della classicità più autentica.
Il cavaliere Mario Tommaso Gargallo, dopo alcuni anni di lavoro per mettere insieme le forze locali e nazionali, riesce a concretizzare il progetto di rinascita del Dramma Antico. I siracusani si riappropriano delle nozioni ereditate dai Greci: quella della grandezza e della bellezza, vissute con una gioia e un rispetto quasi religiosi.
Un teatro che ritorna nel grembo della natura, nel luogo dove ha origine, unitamente alla nostra civiltà. La potenza drammatica del teatro en plein air non è accessoria o decorativa, in quanto il luogo naturale contribuisce, in modo determinante, a rendere ogni evento memorabile. La celebrazione rituale e sacra a Dioniso prende forma. Il sogno diventa realtà.
Ad accompagnare il risveglio ellenico siracusano vi è, fin dagli esordi, la Scuola d’Arte applicata all’industria, che nasce nel 1883, influendo notevolmente sull’educazione artistica e la produzione delle categorie artigiane, svolgendo una funzione educativa e formativa sulle nuove generazioni.
Per l’incessante impulso dato dal primo direttore, il professore Giovanni Fusero, artista coscienzioso e infaticabile educatore, la Regia Scuola d’Arte si impone nel campo artistico e industriale. Tali azioni ordinamentali saranno sostanziali nella collaborazione duratura che si istituisce con il Comitato Esecutivo per le Rappresentazioni Classiche.
L’influsso innovativo della didattica introdotta da Fusero incide sul territorio dando una nuova configurazione allo spazio urbano. La maniera floreale del Liberty prende il sopravvento, in collegamento costante con l’ispirazione alla natura, introducendo nelle produzioni del tempo le piante più comuni specialmente selvatiche, come la rosa di macchia, i cardi, gli anemoni, le piante da frutto, il grano e le spighe.
Sin dagli esordi del 1914, le scenografie create da Duilio Cambellotti, realizzate dalla Scuola d’Arte della città e dalle maestranze locali, appaiono grandiose, riuscendo a infondere negli spettatori la viva sensazione che un miracolo d’arte possa avvenire, sulla scena, fondendosi con quello più suggestivo della natura.
La storia diventa parte del nostro presente con l’attività svolta dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico.
L’attuale Istituto “Antonello Gagini” conserva la documentazione dell’epoca nel proprio archivio storico, a testimonianza del valore identitario intrinseco che costituisce il presente, intessuto dell’eredità dei padri.