“La Diva Simonetta – la sans par”, AIEP Editore, è la storia di una giovane donna, Simonetta Cattaneo Vespucci, morta prematuramente all’età di ventitré anni nel 1476, decantata in vita per la sua bellezza e celebrata per la gentilezza d’animo. Simonetta è al centro della società fiorentina del tempo, amata da Giuliano e da Lorenzo de’ Medici, ma anche da altri personaggi come Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici e dallo stesso Botticelli.
La figura del maestro emerge nitida nel romanzo, che delinea la personalità poliedrica e frizzante dell’artista, di cui Simonetta è musa ispiratrice, al punto che il pittore esprimerà il desiderio di essere sepolto ai suoi piedi alla sua morte.
Giorgio Vasari scrive nelle Vite: Sandro “era persona molto piacevole e faceta e sempre baie e piacevolezze si facevano in bottega sua, dove continovamente tenne a imparare infiniti giovani, i quali molte giostre e uccellamenti usavano farsi l’un l’altro”.
Nella bottega di Sandro vi era un alto tasso di allegria e un’atmosfera così gioviale che, se lasciata libera totalmente, avrebbe prodotto certamente una pittura satirica e burlesca. Ma i tempi in quell’età di Lorenzo il Magnifico non erano ancora pronti. Che Botticelli fosse persona arguta lo conferma il noto poeta, umanista e filologo Agnolo Poliziano. Egli racconta del giorno in cui all’artista venne prospettato da Tommaso Soderini di prendere moglie. La risposta del Botticelli non si fece attendere: disse di aver sognato di sposarsi e che tale sogno l’aveva così spaventato che, temendo di ricaderci, andò “tutta notte a spasso per Firenze come un pazzo, per non havere cagione di raddormentarmi”. Il Soderini capì presto che “non era terreno per porvi vigna”.
La “Nascita di Venere” è uno dei soggetti più famosi di Botticelli, che il pittore ha riprodotto in vari formati e contesti. Ce ne parla lo storico Giorgio Vasari nelle sue Vite, secondo cui il pittore fiorentino: «Per la città in diverse case fece tondi di sua mano, e femmine ignude assai, delle quali oggi ancora a Castello, villa del duca Cosimo, sono due quadri figurati l’uno Venere che nasce, e quelle aure e venti che la fanno venire in terra con gli Amori…» (Vite, Volume 3).
Di tutte le opere che raffigurano la Venere, attribuibili a Botticelli e alla sua bottega, sono giunte fino a noi: la Venere della Galleria Sabauda di Torino; quella conservata presso la Gamäldegalerie di Berlino; un dipinto appartenente a una collezione privata a Ginevra; la più famosa “Nascita di Venere” custodita alla Galleria degli Uffizi.
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