Il violino è uno strumento antico, risalente all’inizio del 16º secolo, quale evoluzione degli strumenti ad arco preesistenti, costruiti in tre taglie diverse, corrispondenti alle tessiture di soprano, contralto tenore e basso.
I primi violini veri e propri, con la forma di accordatura attuale, compaiono nell’Italia settentrionale a Cremona con Andrea Amati, a Brescia con Gasparo da Salò, a Venezia con la famiglia Linarolo.
L’arte della liuteria si afferma nella metà del 17º secolo, diffondendosi in tutta Europa.
Il violino vede aumentare enormemente la sua popolarità nel corso del seicento, per l’uso nelle nuove forme musicali dell’opera, della sonata strumentale e del concerto.
Alla fine del 18º secolo il violino subisce una importante trasformazione, in conseguenza al declino nel mecenatismo che trasferisce la musica dalle sale private ai luoghi pubblici. I musicisti vengono pagati dal pubblico, spesso numeroso, e le sale devono essere adeguate per pagare i compensi.
Il violino deve avere un suono potente e adeguato alle grandi sale e all’orchestra.
La maggiore sonorità si raggiunge aumentando la tensione delle corde, introducendo cambiamenti nel manico, nel ponticello, l’anima, la catena.
Il nuovo arco, più pesante ed elastico, permette una maggiore cantabilità e virtuosismo.
Intorno al 1820 Spohr introduce la mentoniera, attraverso la quale la mano sinistra non deve più sostenere il violino.
Successivamente le corde di budello vengono sostituite con corde rivestite. Il mi diventa interamente in acciaio, quindi meno sensibile ai cambiamenti del clima e più stabile nell’intonazione.
Tra i virtuosi del 1800 vi è sicuramente Nicolò Paganini.
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