Paul Alexandre, gallerista di Modigliani, per primo introduce Amedeo all’Art Nègre, e nomina quest’opera “Mademoiselle Grain de Café”. In essa l’artista materializza il coinvolgimento avuto dalle “arti primitive”, dalla statuaria arcaica greca ed etrusca, fino a Brancusi.
La Cariatide ha un contorno netto, nero, e sulla coscia destra appare in modo stilizzato un volto di donna. Dietro alla figura femminile, quasi come un’ombra, compare una sagoma maschile, che conferisce a questo dipinto, olio su tela, un tocco di inquietudine e mistero.
I dipinti di Modigliani sul tema della Cariatide sono stati prodotti nell’ultimo periodo della sua vita, ponendosi in stretta relazione con le sue sculture. Difatti rappresentano la versione pittorica, dominata dal colore, dell’esperienza plastica di Modì.
Nell’architettura greca ionica la Cariatide è una statua che funge da colonna. Nell’architettura egiziana sostiene una cornice. Modigliani le rappresenta come pilastri o colonne, ma con punte di morbidezza, ravvivate da tinte rosa o blu. I contorni sono eleganti e si intrecciano alle forme arrotondate.
Egli stesso definisce le sue cariatidi come “colonne di tenerezza”.
Proprio da questi dipinti può essere compresa tutta la produzione artistica di Amedeo, in quanto l’uomo si pone in relazione alla donna in un atteggiamento di adorazione.
La donna non è un oggetto da ammirare e da possedere; svolge invece un ruolo attivo, di ammaliatrice, di intensa seduzione che rivolge al suo osservatore, a volte materno, ma sempre determinato.
Ma la donna è anche colei che sostiene, con grande sforzo volitivo, il peso della vita. Il cammino dell’umanità.
Brano tratto dal romanzo “Parlami in silenzio Modì”:
La forza, la fermezza risoluta e sapiente di quella donna, si tradusse sulla carta nella figura portante e basilare della Cariatide. La bellezza statuaria richiamò alla mia mente l’armoniosità delle forme greche, scolpite nel marmo, a sostegno di antichi templi e di architetture imponenti, pensate da uomini.
Senza la donna non ci sarebbe stato nessun tempio.
Usata, sfruttata, amata, la figura femminile rappresentava, dalla nascita dell’umanità stessa, l’elemento nodale di tutta l’esistenza. Il valore di ogni cosa, il senso insito, celato, ma imprescindibile.
La Cariatide sosteneva la vita nella più intima essenza.
Il Tempio della Voluttà, che era nella mia mente, avrebbe celebrato il raggiungimento del massimo piacere, quale punto di equilibrio perfetto tra l’essere e il divenire, tra sofferenza e gioia, tra il tutto e il niente.
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