25 marzo 2021.
In questa data speciale dedicata a Dante Alighieri, nel settecentesimo anniversario della morte del Sommo Poeta, voglio riportare un passo del mio romanzo “La Diva Simonetta – la sans par” ambientato a Firenze nel 1400.
Simonetta Cattaneo Vespucci è la bella protagonista della storia, intensa e struggente al tempo stesso.
La giovane, di origini genovesi, è ammaliata dalla cultura che si sprigiona da ogni pietra e angolo di Firenze.
Uno degli incontri più suggestivi avviene all’interno del Duomo di Firenze, dove vi è raffigurato Dante Alighieri in un’opera di Domenico di Michelino.
Il 25 marzo, data che gli studiosi riconoscono come inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia, ricordiamo in tutta Italia e nel mondo il genio di Dante con tante iniziative organizzate dalle scuole, dagli studenti e dalle istituzioni culturali.
Brano tratto dal romanzo “La Diva Simonetta – la sans par”:
«Vedi quel dipinto!» Marco indicò la larga tavola fissata al muro in posizione preminente. Raffigurava un uomo vestito di rosa pallido, con in mano un libro posto in bella vista, dietro di lui il Duomo di Firenze e quelle che dovevano essere delle rappresentazioni fantastiche. Simonetta capì subito che una di queste era la raffigurazione dell’inferno con i dannati, ma attese che il marito continuasse la spiegazione.
«È un affresco realizzato dal maestro fiorentino Domenico di Michelino. Riproduce un altro illustre cittadino» continuò Marco sommessamente «il letterato Dante Alighieri che con la sua opera chiamata Commedia ha dato lustro alla lingua fiorentina, cosiddetta volgare, creando una delle prime opere scritte che la storia di Firenze possa annoverare.»
…
«Messere Landino guiderà la nostra riflessione di oggi su un testo di grande importanza, elaborato dal letterato Dante Alighieri che vediamo riprodotto dietro di noi».
Messere Landino cominciò a declamare a gran voce:
«Dal Canto XVI della Commedia, Paradiso verso ottantadue:
E come ’ l volger del ciel de la luna
cuopre e discuopre i liti sanza posa,
così fa di Fiorenza la Fortuna:
per che non dee parer mirabil cosa
ciò ch’ io dirò de li alti Fiorentini
onde è la fama nel tempo nascosa.»
Il discorso enfatico si protrasse per più di un’ora, mentre alcuni convenuti seguivano la lettura su un testo che tenevano tra le mani. Simonetta ascoltò ogni cosa con attenzione, sentendosi privilegiata di essere lì in quel momento, immersa nell’atmosfera sacra della chiesa più importante della città, a udire i discorsi retorici dei messeri fiorentini. Si ripromise di non perdere nessuno degli incontri colti che le sarebbero stati proposti e fu contenta di non partire, l’indomani, insieme al marito alla volta di Milano.
Già si sentiva parte di Firenze!
Alla fine del consesso ci furono alcuni interventi, atti a testimoniare la condivisione dei concetti esposti, a supportare il valore trasmesso dal dotto Dante Alighieri, sfortunato in vita in quanto costretto a lasciare la sua amata patria Firenze, ma riconosciuto da tutti quale illustre esponente di quel ramo culturale fiorentino che rigoglioso si sviluppava in quel periodo.
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