Amedeo Modigliani, tra il 1909 al 1914, si dedica quasi interamente alla scultura.
Con lo scalpello in mano attacca la pietra, stabilendo un dialogo silenzioso con la scultura del suo amico Brancusi, ma anche con le maschere africane e le sculture primigenie che ammira al museo del Trocadero di Parigi.
Lavora utilizzando un procedimento “a levare”, evitando la malleabilità della creta e della cera per ritornare alla durezza del marmo e delle pietre.
Le forme sono estremamente semplificate, in una sorta di processo di purificazione, facendo riaffiorare l’emozione della materia e ravvivandone la primitiva energia.
Amedeo Modigliani sente l’influsso anche dello scultore Vlamick, che per primo ha il merito di aver sottolineato l’interesse verso “l’arte négre”.
Un aneddoto conosciuto riferisce che Vlamick, avendo tra le mani una maschera africana, esclamasse:
“è bella come la Venere di Milo”
Picasso risponde:
“è più bella della Venere di Milo”.
Il diario di Anna Achmatova ci riferisce particolari interessanti su Modì:
“In quel tempo si occupava di scultura: lavorava in un cortile, vicino al suo atelier; nel vicoletto vuoto si sentivano i colpi del suo martello. In quel tempo Modigliani sognava l’Egitto. Mi portò al Louvre, perché visitassi la sezione egizia; affermava che tutto il resto non era degno di attenzione. Disegnò la mia testa in acconciatura di regina egizia o di danzatrice”.
Nella scultura di Modigliani i canoni della bellezza si riassumono in un viso ovale, in forma manieristica, gli occhi come mandorle carnose, la bocca della consistenza di una ciliegia, il naso lungo simile a una lama, il collo dalla plasticità di una colonna.
In ogni opera prevale la stilizzazione geometrica e la schematizzazione dei volumi, rendendo la bellezza sublime, sogno immemorabile e allo stesso tempo presenza incarnata, contemporaneamente vicina e lontana.
Modigliani dovrà abbandonare la scultura in seguito al peggioramento del suo stato di salute, in quanto le polveri di marmo lo portano a tossire sangue.
Ma la scultura sarà sempre il suo primo amore e anche quando dipinge Modigliani continuerà a scolpire.
Brano tratto dal romanzo “Parlami in silenzio Modì”:
In quei luoghi sacri e misteriosi, densi di storia, scoprii la magia della scultura, sedotto dalla complementarietà perfetta tra la linea, il volume e lo spazio.
La sofferenza e il terrore, provato durante le spaventose malattie che mi avevano colpito, diventarono un ricordo lontano e mi convinsi che avrei dovuto percorrere il cammino fino in fondo, intravedendo un futuro come artista.
La malattia fu lo spartiacque della mia vita e la tagliò semplicemente in due. Così, tutto ciò che era avvenuto prima aveva assunto la valenza di una preparazione e ne ero uscito completamente diverso.
La visione della morte era stata in qualche modo gioiosa, in quanto, sopravvissuto, non ero più come gli altri. Avrei ingannato me stesso affermando che lo ero.
Non lo ero più.