Nel 1919 Amedeo Modigliani è già molto malato. Il suo gallerista è Léopold Zborowski.
Nonostante la sofferenza continua a lavorare, e dopo avere dipinto tutta la famiglia Zborowski si concentra sulla nuova arrivata: Paulette Jourdain.
La ragazza è molto giovane, ha 14 anni, ed è stata assunta come domestica presso la famiglia di Zbo.
Giovane e graziosa si presta a fare da modella e presto diventa l’amante di Zborowski, dandogli anche una figlia. La moglie Hanka non può avere figli, pertanto adottano la bambina e l’allevano con amore.
Paulette Jourdain è destinata a ereditare tutti i quadri di Modigliani e a diventare lei stessa gallerista.
Paulette assume le operazioni della galleria di Zborowski dopo la sua morte prematura nel 1932 per un attacco di cuore e continua come gallerista fino alla seconda guerra mondiale.
La ragazza racconta che Modigliani non impone mai la posa al suo modello, chiedendo anzi di assumere un atteggiamento naturale. Mentre dipinge chiacchiera e fa delle domande, ridendo molto.
Quando Amedeo lavora parla o recita versi, declamando spesso Dante.
In questo ritratto la figura appare asimmetrica. Il corpo si allarga sulla sedia per terminare nelle grandi mani congiunte. Lo sfondo incrocia l’angolo di una parete, confondendo i piani.
Il dipinto presenta delle reminiscenze dei classici rinascimentali, con una posa che ricorda la Mona Lisa, la serietà del viso riflette la personalità della ragazza, grande lavoratrice. La forza delle braccia e delle mani è evidente dal primo piano che viene riservato loro nel dipinto. Pur essendo una giovane snella, il ventre appare leggermente rigonfio. Paulette avrà successivamente una figlia da Zbo, Jacqueline.
Il volto risalta molto chiaro e l’incarnato affiora sull’abito nero.
Paulette era presente durante gli ultimi giorni di Modigliani. Aiutò Zborowski a organizzare il funerale e cercò di consolare Jeanne Hébuterne, ma inutilmente in quanto si toglierà la vita a meno di due giorni dopo la morte di Modigliani.
Brano tratto dal romanzo “Parlami in silenzio Modì”:
«Finirò anche io in un museo pieno di gente che mi scruterà in ogni angolo del corpo?»
Risi udendo quell’espressione. Replicai:
«Non è detto che ciò non succeda. Ma se questo accadrà vuol dire che sia io che tu saremo diventati famosi e immortali, alla stregua della Gioconda e di Leonardo da Vinci».
La ragazza rimase impressionata dalla mia affermazione e riprese i lavori di casa con tono fiacco, preoccupata per il futuro.
Il suo turbamento aveva un fondamento reale, non legato all’effigie riprodotta nel dipinto, in quanto Zbo le rivolgeva attenzioni sempre più premurose e indagatrici della sua intimità.
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