25 gennaio 2021. Un altro anniversario tragico nel ricordo di Amedeo Modigliani.
101 anni dalla morte della sua compagna Jeanne Hébuterne, madre di sua figlia Giovanna.
Jeanne rappresenta per Modì la purezza della giovinezza, unita alla sensualità e alla grazia di una bellezza pura, di cui Amedeo si innamora subito.
La prima rappresentazione grafica di Jeanne avviene in occasione dell’esposizione di alcune opere alla galleria Berthe Weill.
La proprietaria è una donna coraggiosa e sarcastica, amica di Picasso, di cui ha venduto alle prime tele quando ancora non è conosciuto.
La galleria è di fronte alla caserma della polizia ma, noncurante di tale particolare, l’esposizione prevede in vetrina un paio di nudi, con l’intento di richiamare l’attenzione del pubblico. In effetti lo stratagemma riesce e molti passanti si fermano davanti alla vetrina. Poco dopo entra un agente che chiede, sottovoce, di togliere i nudi dalle vetrine, ma madame Weill rifiuta, con il risultato di essere accompagnata in caserma.
Nei corpi voluttuosi delle donne di Modigliani è evidente l’accostamento alle figure femminili del Rinascimento. Modigliani conosce bene la classicità italiana, in quanto da ragazzo ha viaggiato con la madre, restando ammaliato davanti alla bellezza dei capolavori di Botticelli, ma anche ammirando molto la scultura dell’antichità greca.
Nella maturità parigina l’artista riesce a metabolizzare tutto ciò che ha visto e che ha appreso caparbiamente, traducendo quell’armonia, che ormai è diventata sua, nelle sagome delle donne, col collo allungato e il capo leggermente reclino.
I canoni dell’arte del ‘400 del ‘500 vengono tradotti nelle figure femminili che popolano l’universo di Modì, ritrovando la pienezza scultorea nei suoi nudi, lo stato d’animo di abbandono completo nelle mani dell’artista, in posa rilassata e pacata.
In questi dipinti, che sembrano delle statue, che emanano la forza del pennello che scivola sinuoso sulla tela, vi è spesso Jeanne Hébuterne.
Anche lei è stata un’artista, si è formata all’Académie Colarossi, scuola tra le più importanti di Parigi che accetta le studentesse e permette loro di dipingere modelli maschili.
Jeanne ama riprodurre figure femminili e in particolare la sua, ritraendosi con spirito deciso e forte, gli occhi fermi e maliziosi, utilizzando una vasta gamma di colori accesi con influenze orientaleggianti.
L’ultimo suo lavoro è angosciante. S’intitola “Suicida”.
La donna è nella sua camera su un letto bianco, si è appena pugnalata e dal petto sgorgano le prime gocce di sangue. Il ventre è rigonfio per la seconda gravidanza. Il colore rosso dei capelli della gonna e del sangue rivelano, fortemente, il suo dramma intimo.
Brano tratto dal romanzo “Parlami in silenzio Modì”:
Lei dischiuse leggermente gli occhi, e le pupille azzurre propagarono un fascio di luce perlata, che mi raggiunse nell’intimo.
Mi staccai ansimante, per timore di aver sbagliato:
«Scusatemi, piccola Jeanne. Mi sono lasciato trasportare dalla vostra bellezza. Non avrei dovuto».
Le ciglia lunghe batterono leggermente, rinvigorendo lo sguardo che andò dritto sul mio:
«Baciatemi ancora, ve ne prego. Baciatemi o morirò».