Amedeo Modigliani si impone nel panorama della storia dell’arte come un pittore che crea uno stile personale e isolato, destinato a non avere scuola ma a essere, invece, copiato e plagiato.
Studiando la sua figura è importante non dimenticare che Modì si sente principalmente uno scultore.
Dopo aver traslocato da Montmartre a Montparnasse, nel 1909, Modigliani fa la conoscenza dello scultore rumeno Constantin Brâncuși, la cui arte lo attrae e lo affascina.
La scultura di Brâncuși annulla ogni dettaglio accessorio per giungere alla forma primordiale. Sarà sulla lezione primitiva che Amedeo fonde e consolida il proprio linguaggio.
Modì rafforza la propria volontà di praticare la scultura con un procedimento “a levare”, evitando la malleabilità della creta e della cera, per ritornare alla durezza del marmo e delle pietre.
In merito all’opera di Brancusi, lo scultore eseguì varie versioni del Bacio, ma non molti sanno che, dietro questa scultura, vi è una storia d’amore reale: quella tra Tatiana Rachewskaïa e Salomon Marbais.
La storia è raccontata nel mio romanzo “Parlami in silenzio modi” in quanto si intreccia con la vita di Modigliani.
Tatiana, di origine russa, si trasferisce a Parigi all’età di 23 anni per frequentare l’Institut Pasteur, dove conosce Salomon, innamorandosi follemente di lui.
Il 22 novembre 1910 Taniana si suicida per amore. Forse per troppo amore, un amore non corrisposto.
Solomon Basile Marbais, affranto, chiede all’amico scultore di occuparsi della lapide e la giovane russa viene seppellita in un angolo poco in vista del cimitero di Montparnasse, destinato a essere visitato da sempre più gente, per ammirare la scultura simbolo di un sentimento forte, tanto da annullare l’essere.
Brano tratto dal romanzo “Parlami in silenzio Modì”:
I due innamorati erano rappresentati a figura intera.
Posta sulla lapide, primeggiava verso l’alto distinguendosi dalle tombe fredde e conformate che stavano intorno, tutte uguali, mentre era stata mantenuta la forma appiattita dei corpi, divisi nella vita terrena ma uniti indissolubilmente nella pietra.
Le gambe, accovacciate, si collegavano in modo indivisibile, trasmettendo l’idea dell’amore eterno, vincitore anche sulla morte.
Constantin Brâncuși, nel commentare l’opera, rammentò di aver voluto incidere, nell’intreccio delle gambe, la lettera M, iniziale della parola Morte.
Interpellato egli aggiunse:
«Ho creato qualcosa che raccontasse non solo di questa, ma di tutte le coppie che sulla terra si sono amate e che questa terra hanno lasciato. Perché ogni mia scultura ha la sua ragione di essere in un’esperienza vissuta».