La Venere del Botticelli non è altro che una donna reale, esistita nel 1400 e morta a soli 23 anni, ma diventata immortale attraverso le tele del grande artista.
Sandro Botticelli nacque a Firenze nel 1445 da una famiglia modesta, mantenuta dal padre, Mariano di Vanni Filipepi, che faceva il conciatore di pelli e aveva una sua bottega nel vicino quartiere di Santo Spirito.
Il fratello Antonio era orefice di professione (battiloro o ‘battigello’)per cui è molto probabile che il giovane Sandro abbia ricevuto una prima educazione presso la sua bottega da cui gli derivò il soprannome.
Respirò a pieni polmoni, per poi riversarla nella sua arte, l’atmosfera che permeava la corte di Lorenzo il Magnifico di intelligenza erudita e di sensibilità verso il bello, inteso, secondo il pensiero neoplatonico, come massima espressione di armonia e proporzione.
Giorgio Vasari scrive nelle Vite:
Sandro “era persona molto piacevole e faceta e sempre baie e piacevolezze si facevano in bottega sua, dove continovamente tenne a imparare infiniti giovani, i quali molte giostre e uccellamenti usavano farsi l’un l’altro”.
Nella bottega di Sandro vi era un alto tasso di allegria e un’atmosfera così gioviale che, se lasciata libera totalmente, avrebbe prodotto certamente una pittura satirica e burlesca. Ma non erano ancora pronti i tempi in quell’età di Lorenzo il Magnifico. Che Botticelli fosse persona arguta lo conferma il noto poeta, umanista e filologo Agnolo Poliziano. E’ costui a raccontare del giorno in cui al nostro artista venne prospettato da Tommaso Soderini di prendere moglie. La risposta del Botticelli non si fece attendere: disse di aver sognato di sposarsi e che tale sogno l’aveva così spaventato che, temendo di ricaderci, andò “tutta notte a spasso per Firenze come un pazzo, per non havere cagione di raddormentarmi”. Il Soderini capì presto che “non era terreno per porvi vigna”.
Un altro episodio vede come protagonista un ex allievo del pittore, il Biagio. Dovendo vendere un tondo da lui realizzato, l’opera fu portata nella bottega del maestro. In breve giunse il compratore che, vedendola e ammirandola, decise di prenotarla. A quel punto, però, Botticelli e Jacopo, un aiutante del maestro, concordarono con l’acquirente una burla ai danni del povero pittore. Durante la notte, maestro e aiutante ritagliarono nella carta dei semplici cappucci rossi e li incollarono sul tondo, esattamente sulla testa degli angeli che circondavano la Madonna. La mattina successiva, Biagio e acquirente giunsero in bottega. Quando il primo vide il quadro così mutato per poco non svenne; ma, inspiegabilmente, il compratore si mise ad elogiare l’opera come se non vedesse le trasformazioni sopraggiunte. Il pittore, allibito, rimase in silenzio, tentando di portare a buon compimento l’affare. Non appena fu possibile, Botticelli tolse, di nascosto, i cappucci e il povero Biagio pensò di essere stato vittima di un’allucinazione. E glielo fecero allegramente credere tutti quanti! Solo dopo lungo tempo gli venne finalmente rivelato lo scherzo.
La burla delle burle si trova all’interno di un’opera d’arte, nel Sant’Agostino nello studio che Botticelli lasciò a Ognissanti nel 1480. Lì, sulle pagine di un libro poggiato sulla mensola di uno scaffale, si trova scritto: “Dov’è fra Martino? E’ scaphato. E dov’è andato? E’ andato fuor dela Porta al Prato”.
Con molta probabilità il Botticelli riferiva di un qualche frate Umiliato che, tentato dalle cose terrene aveva visto vacillare la propria vocazione, dandosi alla fuga e guadagnando la campagna fuor dalle vicine mura cittadine. Una storia certo irriverente, di cui forse non si doveva parlare ma che invece il nostro Sandro ha consegnato consapevolmente alla storia per sempre!
La Fortezza è un dipinto a tempera su tavola (167×87 cm) di Sandro Botticelli, datato 1470 e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Si tratta della più antica opera sicuramente datata di Botticelli.
Sette Virtù vennero commissionate con un contratto datato agosto 1469 a Piero del Pollaiolo dal Tribunale della Mercanzia per decorare le spalliere degli stalli nella sala delle Udienze della sede in piazza della Signoria.
La Carità fu la prima tavola ad essere eseguita, tanto da essere consegnata già nel dicembre 1469. La bottega del Pollaiolo eseguì sei dei sette dipinti previsti; il settimo, la Fortezza venne eseguito dal giovane Sandro Botticelli.
In tutte le opere è riconoscibile Simonetta.
Di Simonetta è dunque solo il viso, poiché nessuna nobildonna poteva mostrarsi nuda come modella per essere rappresentata e, in ogni caso, Simonetta muore il 26 aprile 1476 all’età di soli 23 anni.