L’opera, custodita alla Galleria degli Uffizi, è stata realizzata da Sandro Botticelli tra il 1482 e il 1485. In essa è riconoscibile Simonetta Cattaneo Vespucci nelle sembianze della dea Venere che nasce dal mare, sostenuta da una conchiglia.
L’opera è postuma alla scomparsa di Simonetta, avvenuta prematuramente il 26 aprile 1476, quando la giovane aveva 23 anni. Per tale motivo Botticelli ha potuto riprodurla spogliata dalle sue vesti, in quanto non era ammissibile che una donna vivente venisse ritratta denudata. Per lo stesso motivo Simonetta diventa un’icona di bellezza senza tempo, la cui bellezza e leggiadria è stata riportata da artisti e letterati in svariate opere e componimenti.
Così scrive Agnolo Poliziano nelle Stanze per la Giostra di Giuliano:
“Sovente in questo loco mi diporto,
qui vegno a soggiornar tutta soletta;
questo è de’ mia pensieri un dolce porto,
qui l’erba e’ fior, qui il fresco aier m’alletta;
quinci il tornare a mia magione è accorto,
qui lieta mi dimoro Simonetta,
all’ombre, a qualche chiara e fresca linfa,
e spesso in compagnia d’alcuna ninfa.
Io soglio pur nelli ociosi tempi,
quando nostra fatica s’interrompe,
venire a’ sacri altar ne’ vostri tempî
fra l’altre donne con l’usate pompe;
ma perch’io in tutto el gran desir t’adempie
’l dubio tolga che tuo mente rompe,
meraviglia di mie bellezze tenere
non prender già, ch’io nacqui in grembo a Venere”.
Nel romanzo “La Diva Simonetta – la sans par”, Aiep Editore, è raccontata la vita di Simonetta Cattaneo.
Brano tratto da “La Diva Simonetta – la sans par”
“Davanti a noi prendeva forma, sotto le pennellate lente e precise del maestro, la Diva Simonetta. Nelle vesti di Venere, appena sgorgata dal mare, la leggiadra figura si presentava in tutta la sua sensualità mentre, pudicamente, tentava con le mani di coprire le nudità. Una larga conchiglia la sosteneva sull’amato mare, mentre cespugli di capelli biondi le scendevano giù dalle spalle aleggiando soavemente nel vento di primavera. La pelle era bianca, quasi splendente, forse grazie al riflesso della luce sulla madreperla della conchiglia, a denotare la purezza della sua anima. Botticelli stava lavorando con un fine pennello a spandere l’oro dei capelli. Filo per filo ondeggiavano voluttuosi nel cielo limpido e si capiva come il maestro avesse perso tutto quel tempo a disegnarli uno per uno”.